Dolce dormir.... (magari!)
L’uomo si è da sempre dovuto confrontare con il sonno, fenomeno che occupa temporalmente un terzo della vita di ognuno.
Nella mitologia greca il sonno era considerato un dio e veniva chiamato Hypnos, figlio della notte e fratello del dio Thanatos sovrano della morte. Hypnos era a capo delle porte dei sogni, le due uscite dall'Ade, dalle quali venivano inviati i sogni agli uomini.
Il termine ‘insonnia’ deriva dal latino insomnia che letteralmente significa mancanza di sonno (da insomnis, termine composto da in che significa non e somnis che significa sonno).
Nella mitologia l’insonnia affligge anche dei e re: ne sono esempi Enlil, dio mesopotamico dell’atmosfera, che a causa del rumore degli uomini non riusciva ad addormentarsi; e il re sumero Gilgamesh, troppo energico per riuscire a dormire.
I disturbi del sonno hanno un forte impatto socioeconomico e sulla qualità di vita degli individui, dal momento che almeno un terzo della popolazione lamenta una carenza a livello qualitativo e/o quantitativo del riposo notturno (Ohayon, 2002). I dati epidemiologici concordano nel mettere al primo posto tra i disturbi del sonno l’insonnia, con percentuali variabili negli adulti dal 15% al 35% (Roth, 2001). Questa può riguardare la fase dell’addormentamento (difficoltà a “prendere sonno”) o il sonno (difficoltà a “mantenere il sonno”) e può comportare risvegli precoci o un sonno non ristoratore (ci si sveglia stanchi “quasi come non si avesse dormito”).
L’insonnia presenta un impatto negativo sulla vita dell’individuo: le persone che ne soffrono lamentano spesso una diminuzione del benessere fisico e delle prestazioni mentali; in relazione a questo, si riscontrano compromissioni della vita relazionale e difficoltà nelle attività quotidiane e lavorative (Riedel & Lichstein, 2000). Queste problematiche conducono le persone che soffrono di insonnia ad avere una percezione generale peggiore della propria qualità di vita (Zammit et al., 1999)
Oltre ai farmaci cosa si può fare?
Dopo una attenta diagnosi si può comprendere innanzitutto se l’insonnia è primaria (ovvero si presenta come disturbo specifico) o secondaria (cioè si presenta come sintomo o associata ad altri disturbi quali ansia, attacchi di panico, depressione, …).
Nel primo caso si lavora sul profilo cronobiologico del paziente, sull'igiene del sonno e si utilizzano tecniche specifiche.
Nel secondo caso si interviene con un’adeguata psicoterapia lavorando a monte per permettere sia la scomparsa dell’insonnia che del problema primario.
Riferimenti
Ohayon, M. M. (2002). Epidemiology of insomnia: what we know and what we still need to learn. Sleep Med Rev , 6, 97-111.
Roth, T. (2001). New developments for treating sleep disorders. Journal of Clinical Psychiatry , 62 (10), 3-4.
Riedel, B. W., & Lichstein, K. L. (2000). Insomnia and daytime functioning. Sleep Medicine Reviews , 4 (3), 277-298.
Zammit, G., Weiner, J., Damato, N., Sillup, G., & McMillan, C. (1999). Quality of life in people with insomnia. Sleep , 22 (Suppl. 2), S379-S385.